Calcio e scommesse: la Lega di A chiede di abolire il Decreto Dignità
Il mondo del pallone chiede al Governo di rivedere la norma del Decreto Dignità che vieta pubblicità e sponsorizzazione delle attività di gioco. Da quando nel 2019, è entrata in vigore la suddetta norma, le società hanno perso circa 100 milioni all'anno e, parallelamente, abbiamo assistito alla crescita dell'offerta illegale. Durante il periodo del Covid-19 si era chiesto di poterla abolire in modo da dare respiro alle casse societarie, ma il rifiuto è stato netto. La recente abolizione del Decreto Crescita ha finito per stressare ancora di più le casse dei club.
Per questo, le società vogliono che sia loro consentito di avere di nuovo come sponsor gli operatori del betting. Al grido di aiuto delle Lega di serie A si unisce anche il Ministro dello Sport Abodi che da tempo porta avanti una battaglia per l'introduzione di una legge che consenta alle società di incassare una percentuale degli introiti delle scommesse generate dal calcio.
La situazione in Italia e le proposte di Abodi
Quando, nel 2019 entrò in vigore il Decreto Dignità, 15 club di A avevano accordi commerciali, non tutti come main sponsor, con operatori delle scommesse sportive e molti tra i casinò online italiani autorizzati. Ne consegue che la norma ha finito per togliere una risorsa importante.
Come se non bastasse, la recente abolizione del Decreto Crescita ha tolto la possibilità di fruire di sgravi fiscali per i calciatori provenienti dall'estero. La norma, che secondo gli intenti dovrebbe essere protezionista verso i giocatori italiani, rischia di creare una voragine ancora maggiore nelle casse delle società del nostro Paese.
A recepire il grido di aiuto della Lega Calcio è stato il Ministro dello Sport Abodi. Quest'ultimo da tempo ha avanzato una proposta per portare una parte dei proventi derivanti dalle scommesse nelle casse delle società.
Il report 2023 stilato dalla Figc ha certificato che la raccolta sul calcio nel 2022 ha toccato i 13,2 miliardi di euro, con il trend degli ultimi 6 anni in netta crescita. Tuttavia, la difficoltà di questa proposta sta nel trovare la formula giusta per far arrivare al pallone o a tutto lo sport le giuste risorse.
L'ipotesi di un prelievo dello 0,5% sul totale delle scommesse sportive, come quello deciso dallo Stato dal maggio 2020 al dicembre 2021 per fronteggiare la crisi dovuta al Covid, non è più praticabile per motivi prettamente legali.
Una delle ipotesi sul tavolo è quello di trattenere una percentuale dei ricavi degli operatori, ma anche qui il rischio di ricorsi da parte dei bookmakers è alto.
Se, invece, si decidesse di applicare questa percentuale solo sul betting del calcio italiano, i numeri sarebbero troppo bassi e, dunque si dovrebbe per forza di cose alzare la percentuale.
Il Ministro ha già in programma una riunione al Mef (Ministero dell'economia e delle finanze) per fare il punto sulla situazione e valutare eventuali soluzioni.
Da più parti si chiede un tavolo di confronto tra società di calcio, operatori di scommesse e Governo per cercare un accordo.
Tra le altre ipotesi paventate, vi è quella di consentire la sponsorizzazione sulla maglia e sui led dello stadio, classificandola non come pubblicità, ma come mera esposizione del marchio. Rimarrebbero, invece, vietate gli spot pubblicitari e le iniziative di marketing delle aziende di betting con i calciatori e gli allenatori.
La situazione in Italia rappresenta un unicum nel panorama internazionale
In Inghilterra i club della Premier League hanno abolito le compagnie di betting come main sponsor a partire da 2026-27, ma non li hanno esclusi del tutto. Infatti potranno rimanere come sponsor di manica o sui led a bordo campo.
Nella stagione in corso, sono sette le formazioni che hanno un'agenzia di betting come sponsor principale: Bournemouth (Dafabet), Aston Villa (BK8), Brentford (Hollywoodbets), Burnley (W88), Everton (Stake.com), Fulham (Sbotop) e West Ham (Betway). Ciò porta ad un guadagno di 83 milioni di euro, a cui si aggiungono i soldi che arrivano alle altre società attraverso accordi di sponsorizzazioni sulla manica (Crystal Palace e Wolverhampton) o di altro tipo.
In Spagna non è più possibile avere main sponsor compagnie di betting dalla stagione 2020-2021, ma rimane possibile per le società si calcio avere operatori di betting come sponsor regionali per l’estero.
In Francia il divieto di sponsorizzazione vale solo per le compagnie di betting straniere, ma non per quelle nazionali. Così, ci sono sei società della Ligue1 che hanno accordi commerciali di questo tipo. Parliamo si Montpellier (Paratouche) Le Havre (Winamax), Psg (Parions Sport come premium partner), Monaco e Nizza (Vbet), Marsiglia (Mojabet come sponsor per l’Africa). Inoltre, anche la Nazionale di calcio francese è tra i partner di Betclic.
In Germania, infine, sono i Laender (ovvero gli Stati Federarti della Germania), a vietare o consentire accordi commerciali con aziende del betting. Attualmente c'è un solo club della Bundesliga che ha come main sponsor una società di betting, ovvero lo Stoccarda con Winamax. Tuttavia, diverse società hanno accordi commerciali con esse. Il Borussia Dorrmund, ad esempio, ha da anni una partnership con Bwin, sponsor anche della German Football Association e di altre quattro società (Union Berlino, Colonia, St. Pauli e Dynamo Dresda). Il Bayern Monaco ha tra i suoi partner Tipico mentre Darmstadt e Hoffenheim sono legati a Neo.bet e l’Hannover ha StarGames sulle maglie da allenamento.
Il divieto assoluto di sponsorizzazione del betting per le società italiane aumenta il divario economico con le altre società straniere e, di conseguenza, anche quello competitivo, con tutto che questo concerne per l'industria calcio italiana.