Le norme sul settore dei giochi contenute nel “Decreto Dignità” voluto dal nuovo governo, prevedono oltre al divieto totale di pubblicità di giochi e scommesse, l'incremento del Preu sulle giocate di slot e Vlt già a partire dal 1 settembre 2018, mettendo in difficoltà molti operatori AAMS che nel corso degli anni hanno investito per far crescere la brand awareness, come Starcasino e Starvegas, entrambi impegnati nel corso degli anni in faraoniche campagne pubblicitarie.
Nel testo finale bollinato dalla Ragioneria di Stato è previsto che quello per le slot machine passi, dal 1° settembre 2018, al 19,25% e quello per le Vlt al 6,25%, a copertura dei minori introiti derivanti dal divieto totale di pubblicità previsto dal decreto stesso, e dal 1° maggio 2019 rispettivamente al 19,5 e al 6,5%.
Dario Peirone, presidente del Comitato scientifico dell'Istituto Milton Friedman, attraverso una nota, ha espresso il suo disaccordo in merito ritenendo che tale provvedimento rappresenta un danno per lavoratori, imprese e gettito.
Il nostro sostiene che l'aumento del prelievo erariale unico su AWP e Videolottery aggraverà ulteriormente la situazione delle imprese del settore che attraversano già una fase critica per via del proibizionismo dilagante nel Paese e dell'instabilità regolatoria. Oltre a ciò, il rischio è quello di colpire un settore che impiega migliaia di cittadini italiani, senza apportare alcun beneficio alle finanze pubbliche o ai giocatori problematici,i quali verranno lasciati in balia del gioco irregolare e illegale che alimenta solo le mafie.
“Nei prossimi mesi l'Istituto Milton Friedman Insitute, si occuperà di questo tema nel solco dell'economia liberale, proprio per dimostrare, attraverso analisi rigorose, quanto l'accanimento fiscale e regolatorio contro il gioco lecito sia una politica pericolosa per l'economia e non favorisca la legalità, come mostrano svariati esempi analoghi a livello internazionale”, ha chiosato Peirone, aggiungendo che “la dignità delle imprese e dei lavoratori che operano nel settore del gioco lecito deve essere la stessa di tutte quelle che operano in tutti gli altri settori, considerando i 200.000 posti lavoro oltre all'indotto che esso rappresenta ed i 9 miliardi di gettito con cui il gioco lecito contribuisce annualmente alle finanze dello Stato”.
Le nuove disposizioni sul gioco comporteranno meno introiti alle casse dello stato, ma per Di Maio il problema non sussiste.
“Qualunque intervento per ridurre domanda e offerta di azzardo deve essere fatto nella consapevolezza che ciò significa minori entrate per lo Stato e, in questo senso, la scelta di finanziare le perdite derivanti dalla cancellazione della pubblicità aumentando l'imposizione sulle slot non sembra andare in questa direzione ma piuttosto sembra considerare intangibili le entrate in questo settore”. Ha commentato il senatore Franco Mirabelli, vicepresidente del Gruppo Pd al Senato, in un articolo pubblicato da Avvenire.
Non è dello stesso parere il vice-premier Di Maio che attraverso un video su Facebook è tornato a ribadire la validità delle disposizioni sul gioco contenute nel decreto Dignità.
“Non me ne frega niente che lo Stato fa soldi con il gioco d'azzardo legale, non me ne frega neanche niente che le squadre di calcio o i giornali hanno i loro introiti dal gioco d'azzardo, perché spendiamo miliardi di euro della sanità per disintossicare dall'azzardopatia e curare la depressione. Il minimo sindacale da fare è eliminare la pubblicità e l'abbiamo eliminata”. Inoltre si dichiara sorpreso del dato contenuto nella relazione tecnica della Ragioneria di Stato secondo il quale l'attuazione delle disposizioni contenute nel Decreto porterebbe alla perdita di 8mila posti di lavoro.
Secondo Di Maio il dato rappresenta solo un sia modo indebolire il decreto e il Movimento 5 stelle poiché il Decreto Dignità è osteggiato da lobby di ogni tipo.
“Il mio sospetto è che questo numero sia stato un modo per cominciare ad indebolire questo decreto e per fare un pò di caciara. Non mi spaventa, siamo stati abituati a cose assai peggiori in questi anni contro il Movimento. Ma tutti devono sapere che questo decreto non lo abbiamo fatto per aumentare la disoccupazione, siamo fermamente convinti che aumenterà i contratti stabili e stiamo lavorando a nuove misure per abbassare il costo del lavoro e incentivare i contratti a tempo indeterminato”, ha aggiunto.
Intanto il Movimento ha scagliato una polemica contro il Mef facendo sapere che ‘farà pulizia' in Ragioneria dello Stato e al Ministero dell'Economia. Secondo fonti qualificate all'Adnkronos "togliendo dai posti chiave chi mira a ledere l'operato del governo e del M5S in particolare. Quel che è accaduto é gravissimo, non possiamo ammettere che vengano fatte delle ‘porcate' simili. Abbiamo bisogno di persone di fiducia, non di vipere in posti chiave del Mef e della Ragioneria”.