A pochi giorni dall’insediamento del nuovo governo, torna ad affacciarsi la questione riferita alla gestione del settore dei giochi che continua a destare preoccupazione nell’attesa degli interventi di cui si occuperà la nuova legislatura. In tale contesto, le più grandi aspettative, sono riposte nella figura del nuovo Ministro dell’Economia Giovanni Tria.
“Il neoministro non soltanto può vantare competenze tecniche di impareggiabile valore, esperienze internazionali di indiscutibile qualità e serietà; non esclusivamente cioè una sobrietà che non presenta rischi di sorta, ma soprattutto una coerenza sicura in materia economica, sia in senso stretto e sia in senso lato, verso le prospettive globali, europee ed orientali, nonché verso quelle microeconomiche e congiunturali. Mitezza personale, ma anche razionalità, precisa percezione del carattere libero e mondiale del mercato, ma anche realismo e senso della comunità e della circostanza, delle peculiarità di casa nostra ma anche delle prospettive comparative di slancio internazionale: tutte attitudini queste che sono presupposti inossidabili che fanno di Tria il punto nevralgico e pacato di un esecutivo che nasce all’insegna di un liberalismo temperato e consapevole”, scrive il suo collega Benedetto Ippolito, Ricercatore Confermato di Storia della Filosofia presso l’Università degli Studi Roma Tre ed autore di Formiche.net.
Facendo in particolare riferimento al settore dei giochi, la questione che si pone è come verrà gestito nel prossimo futuro e quanto del programma contenuto nel contratto di governo verrà considerato dal nuovo ministero.
Nel capitolo dedicato al gioco si legge che verranno bandite dal mercato slot machine ed apparecchi con vincite in denaro, ma ciò che non è ancora chiaro è come l’esecutivo penserà di compensare i mancati introiti garantiti dal comparto e se prenderà in considerazione gli effetti sia in termini economici che occupazionali di tantissime aziende. Una risposta che probabilmente non sarà in grado di fornire il ministro Tria che ha comunque elargito qualche suggerimento a Di Maio e Salvini nella redazione del contratto.
“Un programma di governo sul quale costruire un’alleanza politica in grado di ottenere la fiducia parlamentare è qualcosa di diverso da un programma elettorale, ma non di molto. Si indicano le direzioni di marcia, i provvedimenti chiave, le priorità”, ha dichiarato il nuovo ministro. “Un giudizio preliminare si dovrebbe quindi limitare a valutare la coerenza strategica più che la cosiddetta compatibilità con i mezzi di bilancio a disposizione. Non perché essi non siano limitati, ma per due motivi fondamentali”, ha continuato.
Con il primo, il neo ministro si riferisce al fatto che il costo delle riforme dipende dalla loro specifica configurazione una volta che l’annuncio si dovrà tradurre in norme.
“Con tutto il rispetto per le competenze riunite intorno al tavolo politico delle trattative, poi le norme attuative dei propositi si dovranno scrivere con le competenze istituzionali in grado di misurare effetti di bilancio e coerenze legislative di sistema. E in genere la realtà delle cifre ridimensiona spesso la visione”.
In riferimento al secondo motivo Tria spiega che ad oggi non è ancora emerso un accordo chiaro su quali siano i paletti di bilancio che si vorranno rispettare.
“In altri termini, se le compatibilità di bilancio del programma dipenderanno da un improbabile mutamento delle regole europee (abbiamo già avuto un governo che è partito con il proposito di battere i pugni sul tavolo a Bruxelles) o se queste regole saranno forzate”.
Considerando tali dichiarazioni ci si augura che nella gestione del comparto del gioco e degli interventi che verranno messi in atto, prevalga la razionalità.