Per il gioco pubblico è cominciato un altro, secondo periodo di lockdown. Ma stavolta è diverso, complici le disparità create a livello regionale. E normativo: il gioco continua ad essere tenuto fuori dal tessuto economico della società e viene tagliato anche dal nuovo Decreto Ristori.
Giuseppe Conte era stato chiaro: con i “ristori” nessuno sarebbe stato lasciato solo, nel fronteggiare la crisi economica della seconda ondata di Covid-19. Tutti dentro, tranne gli operatori di gioco: vittime, colpevolmente stavolta, di un’altra, ultima dimenticanza da parte del governo e dei tecnici addetti alle norme in questa fase di emergenza. Tutto quel che riguarda i codici Ateco presenti nel DL “Ristoro” esclude quelli legati alle imprese di gestori di apparecchi da intrattenimento. Non finisce qui: escluse anche le sale, e quindi niente ristori ai gestori.
Il Decreto Legge è chiaro in questo senso: il contributo è riconosciuto, a fondo perduto, solo per quei soggetti che dichiarano di svolgere attività legate ai codici Ateco contenuti nel decreto. Ovverosia tutte quelle attività che stanno subendo limiti, restrizioni, taglie. Sono presenti, tra questi, anche alcuni operatori di raccolta di giochi pubblici, settore come è noto parecchio colpito dalle misure restrittive in vigore. Ma del Codice Ateco 92.00.02 nessuna traccia: è difatti questo il codice che identifica imprese di gestione e noleggio di apparecchi.
Due lockdown hanno affossato questa categoria, ora è tempo di muoversi: le associazioni del settore si sono mosse prontamente per segnalare questa anomalia, ritenuta fin troppo discriminatoria non per il settore in sé ma per le sue migliaia di impiegati. Cercando disperatamente una via d’uscita per accedere al fondo previsto dal Decreto.
La palla ora passa ancora una volta nelle mani del Governo, che non potrà far finta di niente e dovrà accogliere le istanze, soprattutto guardando al lungo periodo. Difatti non è un segreto che nuove e maggiori restrizioni potrebbero arrivare dalla serrata totale che si va delineando nelle ultime settimane. Riproponendo uno scenario già visto in Primavera, che sia per mano del Governo o degli Enti Locali cambia poco o nulla.
Difatti gli amministratori locali non dimenticano mai il gioco, se non fosse che non lo fanno per muovergli guerra a campo aperto. I casi di Lombardia e Umbria, in questo senso, sono quanto mai indicativi: le prime misure hanno interessato proprio l’interruzione delle attività di gioco.
Intanto lo sconforto nel settore è ai massimi livelli, soprattutto per gli addetti ai lavori che dovranno sciogliere più di una matassa mentre il settore cade a pezzi su se stesso. L’unico segnale positivo è arrivato dall’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli: Marcello Minenna, direttore dell’Agenzia, ha tenuto fede alla promessa depositando il programma ufficiale per il riordino del settore. Chiedendo altresì delega all’Esecutivo per operare verso una riforma complessiva della filiera. L’unico modo per far smuovere qualcosa all’interno del settore. In senso positivo. L’unico in questo ennesimo periodo nero. E la colpa non è tutta del Covid.