Secondo quanto afferma Augusto Zafra, psichiatra spagnolo e direttore del Centro di Disintossicazione dell'Istituto Valenciano di Neuroadicciones dell’Ospedale Nisa Aquas Vivas, il profilo del ludopata è cambiato negli ultimi cinque anni. Si è verificato un aumento dei casi nel segmento più giovane della popolazione, una situazione che questi attribuisce alla facilità di accesso alla rete, 24 ore su 24, attraverso personal computer, iPad e Smartphone.Tuttavia, l'esperto ha sottolineato che qualsiasi divieto ai giochi online sarebbe controproducente e una delle soluzioni per arginare il problema è quello di lavorare ed educare al corretto uso delle nuove tecnologie.
Zafra ha spiegato che questi ultimi cinque anni sono stati caratterizzati dall'influenza delle nuove tecnologie sui modelli di gioco d'azzardo patologico della popolazione e che le due caratteristiche più importanti sono rappresentate dall'età, - perché sono sempre più i giovani ad utilizzare il gioco online in maniera inadeguata esponendosi così ai pericoli di dipendenza - e dalla velocità con cui si verificano le conseguenze, mediamente due anni. “Ciò contrasta con quei casi di persone che presentano problemi legati al gioco, ci stiamo riferendo al gioco tradizionale, che sono di solito più anziani e presentano tempi di sviluppo della dipendenza più lunghi”, ha affermato Zafra.
Quindi, se le nuove tecnologie e l'immediatezza dei giochi online espongono il segmento più giovane della popolazione a rischio, quali potrebbero essere le modalità di prevenzione da adottare per far sì che i giovani vengano considerati fuori pericolo?
"Le nuove tecnologie presentano caratteristiche che relazionate alla ludopatia e allo sviluppo della dipendenza risultano pericolose per l’immediatezza con cui si manifestano forti input a livello cerebrale, i quali si possono ripetere con una certa frequenza. L’accessibilità per 24 ore ad internet e la disponibilità di strumenti come personal computer, tablet e smartphone, sono ormai parte integrante della vita quotidiana e alla portata di tutti", ha risposto Zafra.
"Un altro fattore da considerare, - secondo lo specialista - è la permissività: le piattaforme che forniscono questi servizi adottano modelli di neuromarketing molto aggressivi e il più delle volte non esistono filtri di controllo sull’affidabilità degli accessi. Le persone inseriscono i loro dati personali senza un sistema che possa verificarne la veridicità. Inoltre, le piattaforme che erogano i servizi chiedono quanto basta per soddisfare i requisiti minimi o formalizzare il processo legislativo che garantisce la riservatezza dei dati e un comodo anonimato".
"La migliore forma di prevenzione, - continua lo psichiatra spagnolo -, é quella di cominciare già 'in tenera età', attraverso la consulenza professionale in scuole e famiglie, di divulgare informazioni, conoscenze e spiegare che esistono anche forme più sane di gioco e svago".
Sui processi di dipendenza influisce l’eccessivo impiego della telefonia mobile e sul tema esiste una scarsa educazione. “Più che di uso eccessivo preferiamo parlare di uso improprio. La restrizione sull’uso eccessivo dei telefoni cellulari è molto complicata e fa sì che la moderazione e l’autocontrollo dell'individuo siano esterni e non interni. Si deve educare piuttosto al corretto utilizzo di questi strumenti, e portare avanti interventi di rieducazione volti ad analizzare anche gli aspetti psicologici, aiutando la persona a rendersi conto del problema e si riconosca la necessità di agire 'dall’interno'. La creazione di una 'cultura dell'uso sano e giudizioso' nella popolazione potrebbe ridurre l'incidenza di questo tipo di patologia", prosegue Zafra.
La regolamentazione può aiutare a controllare il problema?
Il dott.Zafra ha risposto così: "La regolamentazione rappresenta un fattore importante in termini di incidenza sulla dipendenza dal gioco, ma non è l'unico. Le politiche eccessivamente restrittive, così come quelle eccessivamente permissive, sono colpevoli di limitare le libertà da un lato e dall'altro. La regolamentazione deve basarsi su dei limiti e deve essere proporzionata in ogni paese, poiché stiamo parlando di una questione individuale, ma anche familiare, culturale, sociale, sanitaria, educativa e, quindi, quando si tratta di stabilire le politiche di regolamentazione si devono tenere in considerazione tutti questi aspetti".
"Nei procedimenti rivolti a imprese che forniscono questi servizi, il regolamento dovrebbe presentare istanze diverse. Da un lato, - continua Zafra -, le piattaforme online dovrebbero essere impostate su un modello di business sano che deve evitare di fomentare un uso improprio da parte dell'utente, e in secondo luogo sono necessarie maggiori informazioni sul controllo degli accessi, soprattutto per proteggere i bambini o persone con problemi di dipendenza".
Alcuni pensano che il gioco online deve essere assolutamente vietato, ma secondo il parere di Zafra, “sarebbe insufficiente e si entrerebbe in questioni centrate sui diritti della libertà umana come diritto fondamentale contro ogni forma di restrizione”. "Personalmente ritengo che la regolarizzazione del gioco online o anche quello tradizionale, dovrebbe essere accompagnata da politiche preventive, informative ed educative dalla più tenera età, al fine di fornire alla popolazione i meccanismi e gli strumenti che integrano la consapevolezza del problema con la necessità di richiedere aiuto nel momento in cui ci si rende conto che si sta cadendo nella trappola della ludopatia".
Quanta responsabilità hanno le società di gioco online e cosa dovrebbe essere fatto con un tema così controverso come la pubblicità?
“Le società di gioco online e gli spot pubblicitari, sono orientati all'acquisizione e fidelizzazione dei clienti in quanto significa maggiori profitti per l'azienda. Poco importa che il soggetto vi acceda, fin quando è disposto a sborsare i suoi soldi ed essere un cliente fedele. La persona che effettua l'accesso vuole rilasciare poche informazioni su se stesso, essere anonimo, per evitare di lasciare una traccia, e quando la piattaforma online chiede un sacco di informazioni, la persona andrà a cercare un'altra piattaforma. La responsabilità della società deve essere contrassegnata all'esterno attraverso verifiche, gli esperti devono essere liberi da conflitti di interesse, adottando regole comuni e linee guida sul consenso dei dati in cui l' obiettivo è l'interesse della popolazione”.
Questo tipo di dipendenza può avere gli stessi effetti sul cervello che la marijuana, l’alcol o la cocaina?
"Le dipendenze comportamentali e le dipendenze tossiche condividono sistemi cerebrali di attivazione simili. Parliamo dei centri del piacere e delle emozioni. In questo senso la conseguente frenesia biochimica del consumo di droga o gli stimoli ripetitivi derivanti dal comportamento di gioco non distano molto tra loro".
Esiste una sorta di allarme per la salute in quanto questo tipo di dipendenza colpisce il cuore delle relazioni sociali?
"Qualsiasi dipendenza, in misura maggiore o minore, si ripercuote a livello personale e sulle relazioni del paziente che ne è affetto. D'altra parte, la presenza di una rete sociale adeguata e competente e il sostegno della famiglia insieme all’aiuto fornito dai professionisti, servirà a facilitare il recupero della persona. In questo senso la parola allarme sociale non aggiungerebbe aspetti positivi al problema della dipendenza, credo che si dovrebbe parlare piuttosto di coscienza sociale e di impegno sociale", ha concluso lo psichiatra spagnolo.