Le entrate legate al gioco d'azzardo continuano a scendere in quel di Macao: ma cosa stanno facendo nel frattempo gli imprenditori cinesi? Sfrutteranno il modello Las Vegas per cercare di capire cosa c’è che non funziona a Macao?
Per 30 anni la Sin City si è tenuta in piedi senza contare esclusivamente sui redditi provenienti dai casinò, ma ha sempre cercato di alimentare e tenere viva la sua popolarità per rimanere competitiva, attraverso la costruzione, al loro interno, di discoteche e ristoranti, elementi che hanno trasformato le sale da gioco in dei veri e propri casinò resort.
Macao, che lo scorso anno ha incassato 45 miliardi di dollari, deve ancora imparare a diversificare la sua industria del gioco, troppa focalizzata sul gambling in senso stretto e poco orientata verso l'entertainment. In realtà non si tratta di un’esigenza impellente, considerato che l’80% dei proventi derivavano dal gioco, ma le recenti restrizioni imposte del governo cinese su temi come la corruzione e il riciclaggio di denaro, sta costringendo le società che gestiscono icasinò di Macao a prendere in considerazione l’idea di muoversi sotto l’esempio di Las Vegas, introducendo all'interno dei casinò locali, ristoranti, centri benessere, e altri servizi non per forza legati al gioco.
La reporter del Wall Street Journal, Kate O'Keeffe, esperta di economia asiatica, ha recentemente dichiarato alla stampa che per aggiungere nuove attrazioni alle sale da gioco c’è veramente bisogno di un fiume di soldi. "Il governo è stato interrogato per diverso tempo sulla questione, - prosegue la reporter - ma credo che questi operatori di casinò ora non hanno molta scelta, perchè le politiche cinesi hanno schiacciato l’industria del gioco".
La O'Keeffe ha sottolineato e ricordato che Macao negli ultimi cinque anni ha vissuto una rapida ascesa: ritrovarsi ora, in questo stato di crisi, rappresenta uno shock per i molti operatori di casinò che hanno investito sul gambling nella striscia di Cotai. "Oltre al giro di vite da parte del governo centrale, le modifiche delle ordinanze locali, come quelle proposte per limitare il numero di giochi da tavolo nei casinò, potrebbe danneggiare ulteriormente l'industria: a ciò si sta aggiungendo la pressione provocata dal fatto di dover diversificare le cose, non senza molti problemi, per una ripresa a pieno titolo", ha chiosato ancora O’Keeffe. "Per ottenere un cambiamento radicale ci vuole molto tempo.
Las Vegas è cambiata, ma ciò non si è verificato in un anno o due. Ci sono voluti decenni per trasformare Las Vegas. Io non penso che la gente può aspettarsi di assistere al cambiamento di Macao da un giorno all’altro”, ha continuato la reporter.
La O’Keeffe ha concluso sostenendo che il governo cinese non è disposto a vedere i suoi cittadini 'sperperare il proprio denaro a Macao, ma allo stesso tempo vuole evitare che questi soldi finiscano nelle casse di qualche altro casinò in Asia. Penso che a loro piacerebbe vedere Macao trasformarsi in un grande centro di intrattenimento da mostrare a livello mondiale”. Il paradosso è che in questo momento Macao è l’unico luogo della Cina in cui il gioco d’azzardo è legale.