Un’analisi della Nihon University di Tokyo, pubblicata sulla rivista Nature Human Behaviour, ha rivelato per la prima volta come giocare ai videogames possa portare ad avere dei benefici per la salute mentale dei gamers. Lo studio, condotto su oltre 97.000 persone, sfata quindi uno degli stereotipi più diffusi, ovvero che giocare ai videogames sia dannoso. Tuttavia, lo stesso studio sottolinea come, giocare per più di tre ore al giorno possa portare ad un abbassamento dei benefici.
La ricerca ha analizzato un contesto unico nel panorama mondiale come quello del Giappone durante il periodo della pandemia. In questa situazione, a causa della carenza di console tra il 2020 e il 2022, i rivenditori hanno assegnato PlayStation 5 e Nintendo Switch attraverso lotterie a residenti di età compresa tra 10 e 69 anni.
Un toccasana per il benessere mentale
I ricercatori della Nihon University di Tokyo, hanno sottolineato come, anche considerando che il periodo pandemico possa aver influenzato alcuni dati, ciò non toglie che il benessere mentale delle persone sottoposte allo studio sia stato influenzato dal gioco. Lo stesso studio ha anche sottolineato come vincere una console in lotteria abbia avuto un impatto positivo sul benessere mentale.
Sulla questione è intervenuto anche Pete Etchells, professore di psicologia e comunicazione scientifica presso l’università di Bath Spa. Il professore ha effettuato una distinzione tra console e genere, sottolineando come la Nintendo Switch sia stata associata a risultati più positivi nelle popolazioni più giovani e nelle donne, mentre la PS5 ha influenzato positivamente maschi e negli adulti senza figli.
Un altro professore, Mike Cook, docente di informatica al King’s College di Londra, ha commentato lo studio affermando che la ricerca può rivelarsi utile per comprendere i benefici dei videogiochi, sottolineando che questi non sono rilevanti solo per i bambini, ma anche per adulti di tutte le età.
La ricerca di Cambridge sul gioco tra pari
Già un anno fa, una ricerca condotta dagli scienziati dell’Università di Cambridge e pubblicata dalla rivista Child Psychiatry & Human Development, aveva messo in luce gli effetti positivi del gioco tra pari. Con questa espressione si intende il gioco con altri bambini. Lo studio ha riguardato l'analisi dei dati di 1.700 bambini, raccolti quando questi avevano tra tre e sette anni.
Gli scienziati hanno potuto scoprire come, i partecipanti allo studio con una migliore capacità di gioco tra pari all'età di tre anni mostravano costantemente meno segni di cattiva salute mentale quattro anni dopo. I ragazzi in questione, infatti, erano meno iperattivi e presentavano minori problemi emotivi.
Attraverso questo studio si è dunque concluso come, dare ai bambini piccoli particolarmente vulnerabili a problemi di salute mentale, l’opportunità di giocare con i propri coetanei, si potrebbe rivelare un sistema vantaggioso per portare benefici e in modo alla loro salute mentale nel lungo termine.
Infine, va evidenziato come, per ogni unità di aumento della capacità di gioco tra pari all'età di tre anni, il punteggio misurato dai bambini per i problemi di iperattività all'età di sette anni è diminuito dell’8,4%. Allo stesso tempo sono scesi dell'8% i problemi di condotta, mentre le problematiche emotive hanno perso il 9,8%. Sono, infime, diminuiti del 14% anche i problemi dei coetanei.
Che cos'è la Video Game Theraphy?
Negli ultimi anni si è diffusa la cosiddetta Video Game Therapy. Si tratta di un approccio basato sull'impiego di videogiochi all'interno di percorsi di psicoterapia. A differenza dell'approccio basato sul gioco classico (dove l'individuo è maggiormente libero di esprimere la propria personalità), il videogioco avrebbe potenzialità maggiori date dalla sua capacità di rappresentare una dimensione più ampia a livello di stimolazione e di variabili presenti.
Attualmente l'utilizzo della Video Game Therapy trova diverse applicazioni in ambito psichiatrico, soprattutto per curare psicosi e disturbi dell'umore, oltre che per curare i disturbi dell'apprendimento dei bambini.
Come si vede, dunque, siamo in presenza di una vera e propria svolta scientifica per i videogames: qualcosa di impensabili solo qualche anno fa, quando giocare ai videogiochi era visto come un danno per le persone.