L’Inghilterra mette una pietra sopra l’Unione europea, almeno prima della richiesta ufficiale del governo inglese. Il Leave ha vinto a sorpresa il referendum indetto dal premier David Cameron e voluto a tutti i costi dal movimento degli euroscettici per uscire dalla Ue con il 51,89% dei voti. I britannici che hanno votato Leave sono stati 17.410.742, sfondando nelle aree periferiche e nei poli industriali grazie al voto massiccio degli over 50. Il Remain ha ottenuto 16.141.241 voti, ottenendo consensi soprattutto a Londra, in Scozia e Irlanda del nord. L’affluenza è stata del 72,2% degli aventi diritto.
I mercati hanno già iniziato a ballare, reagendo in modo molto negativo alla Brexit: la sterlina è precipitata ai suoi livelli più bassi nei confronti del dollaro dal 1985, mentre l’indice Nikkei di Tokyo ha perso l’8 per cento. Crollano anche le borse di tutta Europa, con record negativi per Milano e Madrid. Disattese le previsioni dei bookmakers d’oltremanica, che fino all’ultimo momento davano la permanenza nel Regno Unito a 1,24; l’uscita a 4,20 volte la scommessa.
Il Brexit e il settore dei giochi
Sono diverse le società di gioco con sede in Inghilterra e nei territori sottoposti alla sua legislazione, Gibilterra ad esempio è la sede di importanti operatori come William Hill e 888, che operano con regolare concessione nel nostro paese. Nel mese di luglio si svolgerà la gara per il rinnovo delle concessioni online cui potranno partecipare solo le aziende appartenenti alla comunità europea.
Quali saranno gli effetti del Leave sull'industria del gambling? Al momento, nulla, in quanto ci vorranno ancora due anni perché la Brexit sia considerata pienamente operativa, ma allo stesso tempo, urge la necessità di trovare una soluzione per il futuro.
Secondo quanto riferito da alcune fonti istituzionali, si potrebbero considerare le seguenti soluzioni.
- Come già accade in Norvegia, la Gran Bretagna potrebbe rimanere nello spazio economico europeo pur non appartenendo più alla Comunità Europea. Lo Stato italiano potrebbe accettare questa soluzione includendo nelle prossime gare anche aziende con sedi negli spazi territoriali della Gran Bretagna.
- Studiare un accordo ad hoc con i legislatori locali che permetta la partecipazione degli operatori inglesi ai bandi di gara europei.
- Come ultima ipotesi le società potrebbero considerare la possibilità di spostare le proprie sedi in uno degli stati comunitari.
Secondo indiscrezioni alcune società, soprattutto quelle legate al settore online, si sarebbero già adoperate per richiedere delle consulenze volte a comprendere le ripercussioni che la Brexit avrà sul settore.
Carboni: “L’impatto maggiore potrebbe essere sulla cooperazione tra gli Stati, l’UK ha sempre avuto un ruolo di spicco”
Secondo Giovanni Carboni, Managing Partners di Carboni&Partners, “nel corso di questi due anni verrà definito il nuovo rapporto tra UE e UK, che potrebbe continuare a far parte dell’EFTA e dello EES e, comunque, avere relazioni particolari con l’UE. Per il settore del gambling, prescindendo dagli impatti indiretti, su molti piani il cambiamento potrebbe essere poco rilevante“ .
E continua ”Il cambiamento potrebbe essere rilevante da subito sul piano più “soft” delle attività di cooperazione e adozione di comuni best practices (tra le quali per intendersi, la standardizzazione e l’introduzione della pooling liquidity) svolte sia a livello della totalità dei membri UE sia dal gruppo ristretto dei Paesi che hanno introdotto o intendono introdurre una legislazione nazionale. In questo ambito il ruolo e l’atteggiamento di UK e degli altri Membri potrà subire ripercussioni, con impatto sulla direzione di marcia e i risultati prodotti”.