Con la sentenza emessa dalla Corte di Giustizia dell'Unione Europea pubblicata nei giorni scorsi, si dissolvono i dubbi sollevati dalla Corte Suprema Britannica.
Secondo la sentenza, Regno Unito e Gibilterra devono considerarsi come un unico Stato membro per la libera prestazione di servizi.Questa decisione avalla il nuovo sistema fiscale del Regno Unito, che impone una tassa agli operatori di gioco con sede a Gibilterra i quali offrono servizi a distanza ai cittadini britannici. In tal modo, la giustizia europea ha dato ragione al Regno Unito in disputa con gli operatori di gioco online di Gibilterra.Le aziende del settore perderanno parte della fiscalità privilegiata che ha attratto diversi operatori verso il Peñón, dove la tassazione generale delle società è del 10% e quelle legate al gioco pagano solo l'1% dell'importo scommesso o vinto. Una parte di questi benefici si avvia ormai al termine.
Gibilterra dovrà adattarsi ai regimi fiscali stabiliti a Londra nel mese di luglio 2014, che prevedono l'aumento della tassa al 15% sull’ importo giocato dai clienti del Regno Unito, i quali rappresentano circa l'80% dei suoi consumatori.L'imposta è diversa rispetto a quella stabilita da altri Stati, come ad esempio la Spagna, che obbliga a pagare il 25% di quanto giocato, ma rappresenta una considerevole perdita di attrattiva rispetto al regime tributario precedente.
La sentenza riconosce che Gibilterra non fa parte del Regno Unito - "Gibilterra è una colonia della Corona britannica. Non fa parte del Regno Unito", recita. Ma sostiene che a livello giuridico devono essere considerati come un unico Stato membro .Non possono perciò essere visti come territori distinti secondo la richiesta dell’associazione che rappresenta le società di gioco al fine di evitare l’aumento del carico fiscale.
"Non ci sono elementi che permettono di sostenere che i rapporti tra Gibilterra e Regno Unito sono simili a quelli che esistono tra due Stati membri", si legge nella sentenza. Finora, le società di gioco con sede a Gibilterra erano regolamentate da una norma che stabiliva che solo le entità situate nel Regno Unito dovevano pagare la tassa sul gioco d'azzardo.
La sentenza afferma che il Peñón deve essere sottoposto alla legge già in vigore nel Regno Unito, e consentirà a Londra di aumentare le proprie entrate proprio nel momento in cui il governo britannico cerca di sfuggire, nel suo accordo di uscita dall'Unione europea, la giurisdizione di quelle stesse corti europee che oggi le hanno dato ragione. Le casse dello stato britannico vedranno così aumentare il loro fatturato derivante dalle attività di gioco di Gibilterra, le cui case da gioco controllano il 60% del mercato mondiale e aggiungere profitti lordi annui stimati a 30.000 milioni di euro in base alla società di consulenza H2 Capital.
La decisione dei tribunali tratta di approfondire la crisi del modello su cui si fonda la crescita del business del gioco d'azzardo online a Gibilterra. Negli ultimi due decenni le case da gioco si sono arricchite grazie alla vantaggiosa tassazione. Ma se la Brexit ha già generato una prima ondata di inquietudine, l’incertezza colpisce ora la sostenibilità dei 3.252 posti di lavoro diretti generati dalle 33 società di gioco presenti a Gibilterra di fronte alla possibile perdita di competitività nei confronti di destinazioni come Malta o l'Isola di Man.