In Italia, mentre il gioco online è in decollo, quello terrestre è sempre più in crisi. A certificarlo è il «Percorso di Studio sul settore dei giochi in Italia» condotto dalla CGIA Mestre, in collaborazione con l’associazione As.tro. Quello del retail è un settore in lenta ripresa dopo il periodo post pandemico, ma che continua a segnare il passo. A tagliare le gambe a questo comparto hanno contribuito anche le novità normative entrate in vigore negli ultimi anni. Tra queste si segnala l'aumento delle tasse sulle vincite e l'obbligo di utilizzo della tessera sanitaria per l’uso delle vlt.
La ricerca ha infatti evidenziato che tra il 2021 e il 2022 sono stati persi più di 3.000 posti di lavoro. Per la precisione parliamo di 2.328 persone tra gli addetti al settore a fine 2022 (da 47.336 a 45.008), il 5% in meno rispetto al 2021. Ciò è dovuto anche al minor numero di aziende. Molte infatti sono state costrette a chiudere perchè incapaci di riprendere i ritmi pre Covid. Lo studio ha evidenziato che sono 1.314 le aziende che hanno chiuso i battenti nel giro di un anno (da 54.429 a 53.115).
I numeri diventano ancora più impietosi se si confrontano con il 2019. Rispetto a quel periodo sono quasi 6.000 gli esercizi in meno dove poter giocare con le AWP. Sono, invece 466 in meno le case da gioco dove trovare le VLT.
Tutto ciò ha fatto crollare la raccolta di gioco che è passata da 46.5 miliardi a 33.6 miliardi, con una percentuale di -28%, ovvero 12.9 miliardi in meno.
La crescita del settore online: 83 concessionari e quasi 5000 posti di lavoro
Ben diversa la situazione del settore online, come avevamo già evidenziato nell'analisi del rapporto Eurispes. Quest'ultimo ha beneficiato del cambio di abitudini dovuti alla pandemia e al conseguente lockdown. Una volta che i giocatori hanno iniziato a scoperto i vantaggi del settore online (possibilità di giocare a qualunque ora e ovunque ci si trovi, offerte di gioco), hanno deciso di giocare in rete.
Non deve quindi stupire che, sempre secondo lo studio condotto dalla CGIA Mestre, i numeri di questo settore siano decisamente in aumento. Attualmente sono 83 i concessionari autorizzati da ADM a svolgere la propria attività sul territorio nazionale, di cui 53 italiani (consulta la nostra lista) e 30 esteri. Questo si traduce in circa 4.395 posti di lavoro, di cui 1600-1700 circa sono dei 53 operatori nazionali.
Va aggiunto che anche il gettito erariale ha subito un'impennata significativa. Dal 2015 al 2020 è infatti triplicato, passando da 212 milioni a 634 milioni di euro, mentre nel 2021 è arrivato a 887 milioni di euro. L'ultimo anno ha visto un'ulteriore impennata, toccando quota 909 milioni.
Questo boom ha portato ad un innalzamento anche della percentuale della spesa del gioco online su quella totale dell'azzardo che, di fatto è raddoppiato passando dal dal 9,5% del 2019 al 19.5% del 2022. Va detto che il 2022 ha segnato una decrescita rispetto alle annate pandemiche. Infatti nel 2020 la percentuale della spesa di gioco online aveva toccato il 20% di quella totale, mentre nel 2021 addirittura al 24%. Ciò testimonia che le chiusure dovute alla pandemia hanno inciso parecchio, ma che, il ritorno alla normalità, ha spinto comunque la maggioranza dei giocatori a continuare a giocare online.
Il mercato del gioco illegale oscilla tra i 10 e i 15 miliardi di euro
Altra questione che viene analizzata nello studio è la questione legata al gioco legale e a quello illegale. Nel 2022, l’Agenzia Dogane e Monopoli ha dichiarato che sulla base delle ultime stime il gioco illegale vale "tra gli 10 e i 15 miliardi di euro".
Attualmente, il fenomeno dell'illegalità in Italia è molto esteso anche a causa delle numerose infiltrazioni mafiose nel settore. A favorire le mafie è anche la mancanza di una legge univoca in materia di azzardo. Le regioni, infatti, applicano tutte regole proprie, ognuna con un diverso grado di severità e ciò non fa altro che alimentare il caos.
Per questo è necessario dotarsi di una legge univoca, dato che sono gli stessi operatori a richiedere maggior tutela e attenzione verso il proprio lavoro.