Numeri importanti, importantissimi, e pure il gioco continua a sperimentare una sorta di inferno terreno nel nostro paese, colpito da una fatwa morale che trova una solo apparente giustificazione nelle degenerazioni che, purtroppo, lo hanno visto protagonista.
Destino diverso, ad esempio, rispetto a quello decisamente più benevolo che ha colpito le droghe leggere, oggetto ormai da anni di una campagna che ne propone un'ampia legalizzazione. Di contro, il gioco viene visto invece come qualcosa da imbrigliare il più possibile.
Perché questa disparità di trattamento nell'opinione pubblica, tenendo conto che il gioco è uno dei settori più fiorenti dell'economia italiana, laddove il sommerso della droga rappresenta uno degli enigmi irrisolti del nostro paese?
Lotta senza quartiere
In realtà, la piaga del gioco illegale va presa con una serietà che fin qui non è stata affatto praticata. Si tende infatti a considerare solamente i risvolti negativi dell'aspetto legato all'azzardo, che senza dubbio costituiscono un problema reale è complesso da affrontare, ma non sono il punto privilegiato, né tanto meno l'unico, dell'osservazione.
La Ludopatia è un fenomeno sociale che possiamo sicuramente catalogare come esempio di “morte civile”, ma l'errore che va evitato è quello di enunciare la semplice equazione gioco=Ludopatia. Che gli italiani amino l'azzardo è una verità certificata dai numeri (un'indagine Eurispes ha rivelato che almeno 3 italiani su 10 partecipano a giochi con vincite in denaro); alla lotta senza quartiere contro un fiore all'occhiello del paese, tuttavia, occorrerebbe sostituire un approccio improntato alla cooperazione e alla ricerca condivise di soluzioni efficaci, come quello tra la Gambling Commission e gli operatori del Regno Unito.
Lo Stato che fa?
Domanda che dovrebbe essere rivolta ai governanti. Il gioco è diventato ben presto, per l'esecutivo insediatosi all'indomani delle elezioni del 4 marzo, un bankomat per finanziare le costose promesse elargite in campagna elettorale.
Sono aumentati i prelievi sulle slot machine ed è diminuita la percentuale di vincita sui Gratta e Vinci, tanto per citare un paio di misure passate comodamente sotto silenzio. Il tutto si va a sommare ad anni di regolamentazioni pesanti, che hanno inciso profondamente su un comparto che vede migliaia di occupati ed un volume di transizioni molto importante.
Il caso italiano è assurto a tema di interesse a livello europeo, con i mercati che guardano con sempre maggiore preoccupazioni a quanto sta avvenendo nel nostro paese. Un biglietto da visita tutt'altro che roseo.
Il dito e la luna
Ciò che manca nell'analisi del Governo, che pure parte da un obiettivo condivisibile, è una reale comprensione del fenomeno del gioco. Stesso discorso si può fare per l'opinione pubblica, all'oscuro, non del tutto incolpevolmente, della battaglia, per ora abbastanza silente, che gli operatori AAMS stanno conducendo per ottenere l'ascolto che meritano.
Torniamo dunque all'apertura dell'articolo. Mentre è facilmente percepibile l'impatto negativo del traffico illegale di droga, e per questo motivo la legalizzazione ha smesso di rappresentare un tabù, per quel che riguarda il gioco si continua a guardare il dito e non la luna. Il gioco illegale, va detto chiaramente, equivale, come livello di danno prodotto tanto all'economia quanto al consumatore, al controllo delle mafie sulla droga. Non tenere conto di questo elemento significa tutto sommato continuare a galleggiare alla superficie, senza affrontare il problema con la dovuta perizia.
Contrariamente a quanto fatto fin qui dal Governo, gli operatori del gioco, soprattutto quelli legati ai casinò online AAMS, hanno compiuto passi da giganti verso la tutela del consumatore, minore e non. Caduti nel vuoto, almeno per ora, gli appelli all'apertura di un tavolo con il Governo, per ragionare insieme in merito al contrasto alla ludopatia e all'attenzione verso un settore di cui, lo si è ribadito più volte, l'Italia non può proprio fare a meno.