Nel nostro Paese il gioco illegale il Gap la fanno da padrone: i dati, sempre più preoccupanti, necessitano di una soluzione concreta da parte dello stato.
Il gioco in Italia genera un business d'affari di enormi dimensioni. Gli ultimi dati disponibili, riferiti all'anno 2018, parlano di una cifra complessiva di gioco pari a 106.8 miliardi di euro, un aumento di 5 miliardi in più rispetto al 2017. Tali cifre, diventano ancora più importanti se confrontate con il 2016 (quando il volume di denaro giocato era 96,1 miliardi) e con il 2015 (quando la cifra si attestava sugli 88,2 miliardi di euro).
Lo sviluppo del settore online, ha poi dato un ulteriore spinta al gioco. Questo comparto, infatti, è cresciuto dal 2016, di 10 miliardi, passando da 21.3 miliardi a 31.4 del 2018. In termini percentuali parliamo di un aumento di gioco del 47%.
Per Filippo Torrigiani, consulente della Commissione Parlamentare Antimafia e consulente nazionale del Coordinamento Nazionale Comunità di Accoglienza, il successo del gioco online si deve in parte anche al miglioramento delle connessioni, ma non solo. Anche l'aumento del payout (ovvero il ritorno economico in caso di vincita (che nelle slot machine online è superiore al 90%) ha contribuito al boom del settore.
Tuttavia, il successo del gambling in Italia, ha anche due lati oscuri: il gioco illegale e quello patologico.
Il gioco illegale
E' bene sottolineare che, fin qui, abbiamo parlato solo di gioco legale. La realtà, purtroppo, è che nel nostro Paese vi è un traffico di gioco illegale molto importante. Secondo le stime della Guardia di Finanza, questa fetta di mercato attrae puntate per circa 20 miliardi di euro l'anno. Sul territorio sono presenti 5.000 esercizi irregolari contro i 14.000 autorizzati AAMS. Il gioco illegale finisce per danneggiare sia i giocatori che lo Stato.
Solitamente il punter è attratto dal gioco sommerso perché permette di avere quote più alte, e, di conseguenza, vincite maggiori. Il rovescio della medaglia è che non esistono vincite sicure rispetto alle puntate. Ciò significa che lo scommettitore non è tutelato in alcun modo. Inoltre, poiché non si tratta di un gioco regolarmente tassato, non dà neanche nessun tipo di garanzie di impiego a chi lavora nel settore.
Negli ultimi anni, il gioco illegale ha trovato linfa sul web. Ogni anno sono circa dieci milioni i tentativi di accesso che vengono registrare nel dark web. Lo Stato ha provato a dare una mazzata a questi siti, chiudendo oltre 7.000 nel corso del tempo, ma il fenomeno continua a resistere.
Il gioco patologico
I dati relativi al volume di gioco in Italia parlano da soli: nel 2019 vi è stata una spesa netta di 19,3 miliardi di euro (+2,1% rispetto al 2018) con vincite pari a 89,3 miliardi (+1,7%). Il gioco online ha rappresentato l'8,5% del settore.
Se si analizzano solo i dati relativi al gioco su internet nel gennaio di quest'anno, la cifra spesa è stata pari a 197,5 milioni di euro, con un incremento del 29%. Si tratta di una crescita esponenziale e costante che fa a pugni con le misure prese dal Governo per cercare di arginare il fenomeno del GAP, primo tra tutti il divieto assoluto di pubblicità.
Di questo tema si è dibattuto al workshop 'Italian gambling advertising ban – Why is it a 'losing game'?' dell'Ice di Londra, la principale fiera internazionale sul gioco.
Come in molti hanno fatto notare, questo divieto, finisce semplicemente per colpire i siti online del circuito AAMS, che non hanno altro modo per farsi vedere, ma non raggiunge lo scopo di scoraggiare i giocatori. Già un sondaggio del 2018 evidenziava che solo il 19,3% dei giocatori dichiarava di aver notato la pubblicità di un gioco d'azzardo e scelto di giocare in base alla pubblicità vista o sentita. Ben l'80,7%, invece, affermava di non aver scelto di giocare in base alla pubblicità.
Quali soluzioni?
Come risolvere questi problemi? Alexander Martin, il nuovo Ceo di Sks365, ha sottolineato la necessità di “proteggere i giocatori, convogliando la domanda verso il circuito legale. Questo è l'obiettivo comune di regolatori e operatori”. Lo stesso Martin ha affermato che il divieto di pubblicità ha avuto l'effetto contrario di quello auspicato. Secondo lui “Vietare la pubblicità da parte di operatori legali e regolamentati non fa altro che aprire le porte a competitor illegali, i quali non tengono affatto in considerazione giocatori problematici".
Una soluzione al problema arriva da Torrigiani. Da anni, infatti, si fa portavoce della possibilità di poter accostare a qualunque tipologia di gioco l'utilizzo del codice fiscale o della tessera sanitaria, per bloccare innanzitutto l'accesso ai minori e poi per avere la tracciabilità dei flussi finanziari. La proposta appare ragionevole. Tracciare influssi dei giochi potrebbe fungere da deterrente.