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Riordino, ora o mai più. Due questioni da risolvere per salvare il gioco pubblico in Italia

I tempi sono maturi, qui ed adesso. La legislatura attuale ha fatto il primo passo e c’è da sottolineare che se questo Esecutivo non porterà a termine il riordino del settore gioco, allora probabilmente questo non è da farsi. Né si farà mai più. Il Governo Meloni, molto più dei precedenti, sta
Riordino, ora o mai più. Due questioni da risolvere per salvare il gioco pubblico in Italia

I tempi sono maturi, qui ed adessoLa legislatura attuale ha fatto il primo passo e c’è da sottolineare che se questo Esecutivo non porterà a termine il riordino del settore gioco, allora probabilmente questo non è da farsi. Né si farà mai più. Il Governo Meloni, molto più dei precedenti, sta dimostrando molta sensibilità al tema, avendo fatto già dei passi per raggiungere, in tempi più o meno brevi, l’agognata riforma. Al di là delle promesse della campagna elettorale o delle ideologie dei tre partiti che compongono la maggioranza. Stavolta sembra essere quella buona, con l’uscita dalla pandemia e dalla crisi economica.

Come è noto il settore gioco attende da tempo, forse troppo. La situazione probabilmente cambierà ed in parte c’è stata un’avvisaglia dalla legge delega. Da quel momento sono partite le discussioni, che hanno fatto emergere due esigenze per il comparto: la prima, quella di tutelare tutte le parti coinvolte. L’industria, in primis, ma anche l’Erario (consulta gli ultimi dati) e soprattutto consumatori ed enti locali. La seconda: rimuovere con urgenza la frammentarietà territoriale che continua ancora oggi a destabilizzare alcuni territori, creando dispersione e confusione.

Il dibattito politico e legislativo è inquinato, a livello locale, da posizioni diverse e da questioni di principio pressoché sterili e datate. L’offerta di gioco, si sa, è ridotta da tempo ai minimi termini. Il pericolo da scongiurare è quello di una eliminazione del gioco legale dal territorio nazionale, che andrebbe solo a rifocillare le già esose casse della filiera illegale, questa sì in ampia ascesa.

C’è il rischio, serio e concreto, che molti operatori ed imprese locali non riescano più ad operare – messe in scacco matto da tribunali e sentenze discutibili – senza vedere il momento del vero e proprio riordino. Che, lo dice la parola, dovrebbe sistemare una questione aperta da tempo e divenuta sempre più spinosa e intricata.

Una crisi interistituzionale che si protrae da più di un decennio è ormai diventata anacronistica. E cozza anche con le logiche che il nuovo Esecutivo ha voluto introdurre. Una situazione paradossale e non rintracciabile in nessun’altra zona d’Europa. L’Esecutivo spinge per altre case da gioco, tribunali locali spingono per chiusure e fanno ostruzionismo.

A livello generale è ormai nota a tutti l’esigenza di estendere il numero di concessioni per l’offerta di gioco da bandire con le prossime gare, proprio per poter garantire un’offerta di gioco pubblico adeguata su tutto il territorio. Il tutto per evitare la proliferazione del gioco illecito, senza più una doppia visione della realtà. Che da sempre ha penalizzato il gioco in un Paese, l’Italia, che dal gioco legale ha finora tratto solo benefici. Non solo certamente in termini economici.

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Natalia Chiaravalloti

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Copywriter specializzata e correttrice bozze. Da quasi 10 anni si occupa di della revisione di contenuti legati al gambling e nell'analisi di casinò online.

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