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Giusto riaprire le attività: gli italiani tornerebbero alle vecchie abitudini. I numeri sul gioco

Il settore del gioco d'azzardo è cambiato, ha affrontato un anno di profondi mutamenti nel modo di giocare. La chiusura dell'offerta di gioco sul territorio ha azzerato la rete nelle agenzie e nei punti di gioco autorizzati, dirottando gli utenti sulla filiera digitale, in particolare sui migliori c
Giusto riaprire le attività: gli italiani tornerebbero alle vecchie abitudini. I numeri sul gioco

Il settore del gioco d'azzardo è cambiato, ha affrontato un anno di profondi mutamenti nel modo di giocare. La chiusura dell'offerta di gioco sul territorio ha azzerato la rete nelle agenzie e nei punti di gioco autorizzati, dirottando gli utenti sulla filiera digitale, in particolare sui migliori casinò online italiani.

I numeri ne hanno risentito in positivo e in negativo, ma sicuramente hanno configurato l'esistenza di un nuovo tipo di giocatore, più smart e più immediato, che crede fermamente nell'accessibilità del gioco da ogni dispositivo e in ogni momento.

Cosa succederebbe in caso di riaperture?

Un graduale ritorno alle vecchie abitudini, perché esiste una forte domanda compressa. A stabilirlo è il Rapporto Ipsos “Percezione del danno generato dalla pandemia per i settori dimenticati – Il punto di vista della popolazione italiana”, presentato nel corso del webinar dal titolo “Oltre le chiusure. La sfida della competitività e l'Italia che riparte” organizzato dall'Istituto per la Competitività (I-Com).

L'obiettivo dello studio è analizzare la ricaduta che la pandemia ha avuto, dal punto di vista dei consumatori, sui settori economici e produttivi. Compreso quello del gambling. È stato analizzato un campione di 1000 italiani (a febbraio) e il risultato integrato con altri studi condotti da Ipsos: multifinanziaria-Imprese, Imprese&Covid, l'Italia ai tempi del Covid19.

Quali sono le conclusioni? Innanzitutto, si nota negli italiani presi come campione un crescente pessimismo verso la fine della pandemia: per molti si concluderà tra oltre un anno mentre la percezione sulla durata da marzo 2020 è elevata. Insomma, la vita ante-Covid sembra un ricordo che ormai sfuma. A differenza di luoghi maggiormente frequentati, come bar, pasticcerie, benzinai, autolavaggi, per quanto riguarda la filiera del gioco il 54% degli intervistati ha dichiarato di non aver mai messo piede in una sala giochi.

Alla domanda sulla possibilità di tornare in un luogo abitualmente frequentato, dopo ovviamente aver riaperto in sicurezza, il 33% del campione del settore giochi e scommesse ha dichiarato “certamente”. Il 39% afferma “probabilmente”, il 22% “probabilmente no” e un esiguo 6% “certamente no”. Il ritorno alla normalità, insomma, nel gioco, è decisamente una probabilità alta. La risposta affermativa, infatti, è del 72%. Alcuni settori raccolgono più consensi: bar, pasticcerie, piscine, palestre, autolavaggi, turismo stagionale, ristoranti e pizzerie. Attività che sono più gettonate nelle abitudini degli italiani e che dunque arrivano ad una percentuale di “certamente” che varia dal 42% al 55%.

Gli italiani sanno che alcune categorie sono state più colpite di altre (il 53%), il 24% pensa che abbia colpito alcuni settori favorendone altri, mentre un 17% pensa che l'emergenza sanitaria-economica abbia colpito tutti i settori in egual modo. Ristorazione, il turismo, la cultura, lo sport e le palestre, ma anche discoteche, trasporti, congressi, centri estetici e parrucchieri, scuole e università. Questi, secondo gli intervistati, i settori più colpiti. Solo una piccolissima parte ha inserito anche il settore dei giochi e delle scommesse.

Gli italiani hanno considerato sufficienti gli aiuti destinati dallo Stato alle attività in crisi?

No. Il 46% del campione li ha bollati come insufficienti, il 30% efficaci in alcuni settori ma non in altri, il 13% del tutto assenti, il 6% sufficienti. Un 6% del campione ritiene addirittura che il gioco pubblico sia stato avvantaggiato dalla situazione di emergenza, considerando forse soltanto la filiera online (che regge) e non quella su territorio, chiusa dalla primavera 2020 senza una riapertura se non una brevissima prima della seconda ondata. Il 37% sostiene che la filiera del gambling non sia in difficoltà, il 18% che sia stato sostenuto adeguatamente, il 20% che sia in difficoltà e soltanto il 16% ritiene che sia stato abbandonato. Una percezione che probabilmente non rispecchia la realtà.

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Natalia Chiaravalloti

Ruolo: Copywriter Gambling Expert

Copywriter specializzata e correttrice bozze. Da quasi 10 anni si occupa di della revisione di contenuti legati al gambling e nell'analisi di casinò online.

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