Si parla tanto dei giovani, soprattutto in un Paese come l'Italia che di giovani ne conta sempre meno. Quelli che ci sono, insomma, vanno tenuti stretti. Non sempre però si focalizza l’attenzione su quante ne sappiano i giovani circa il mondo e i contesti in cui vivono. Quantomeno non ce lo si chiede abbastanza.
A questa mancanza ha fatto fronte Nomisma, con una ricerca volta ad indagare le abitudini di spesa, conoscenza e consapevolezza finanziaria dei giovani che vanno dai diciotto ai venticinque anni, i membri di quella che per tutti è la Generazione Z. E dunque, cosa ne sanno i giovani di prestiti, tassi di interesse, carte e mutui oppure come gestiscono il proprio denaro, in un contesto di forte instabilità mondiale?
Il quadro che è emerso, c’era da aspettarselo, è altamente inquietante. La fascia d’età in questione ha una caratteristica pressoché unica, quella di avere entrate limitate a fronte di spese elevate e grosse lacune in materia di conoscenza di economia e finanza. Una generazione che va in cerca di riferimenti, anzitutto nelle mura di casa, cercando a fatica informazioni. La ricerca è stata presentata non a caso ad ottobre, mese dell’educazione finanziaria, giornate importanti volute dal Comitato per la programmazione e il coordinamento delle attività di educazione finanziaria del MEF.
Il sondaggio è stato inequivocabile: otto su dieci giovani negli ultimi dieci mesi hanno registrato difficoltà di gestione autonoma del denaro. L’entrata media di questi giovani è intorno agli 842 euro, ma non arriva da uno stipendio fisso. Infatti il 57% del campione analizzato ha una regolare attività lavorativa ma per il 37% si parla invece di regali ricevuti o di paghette erogate all’occorrenza dalle famiglie. Quasi la metà dei redditi sono di natura occasionale o fortuita, se si pensa che il 12% degli intervistati deve una percentuale di guadagno anche da vincite e scommesse tra giochi e lotterie.
Un denaro non sempre garantito, ma la cui mancanza è allargata anche dalla questione lavoro. Meno del 40% dei ragazzi in questione ha un lavoro stabile, ciò rende di conseguenza elevato il supporto richiesto alla famiglia nella copertura delle spese mensili. Se il 62% del totale lavora c’è anche un 72% allarmante di chi non lavora e non riesce a fronteggiare le spese mensili, anche per una frequente difficoltà, sempre più diffusa, di gestione consapevole tra risorse disponibili e spese. Un dramma che rischia di diventare sociale.
Consulta anche la Mappa del Gioco d'Azzardo in Italia