Le elezioni 2018 hanno visto il trionfo del Movimento 5 Stelle, primo partito, a quota 31%, della Lega Nord di Matteo Salvini, che ha sorpassato Forza Italia nella coalizione di centrodestra ed il crollo del Pd di Matteo Renzi.
All’indomani dei risultati elettorali, resta da chiedersi come verrà riordinato il comparto del gioco pubblico dopo gli esiti poco incisivi e risolutivi dell'ultima legislatura. I due partiti “vincenti” della tornata elettorale, M5S e Lega, hanno sempre sostenuto politiche restrittive nei confronti del settore, quindi, si attende di capire quali saranno le misure che verranno adottate sul comparto.
Le posizioni del M5S: aumento tasse o cancellazione del regime concessorio
A livello programmatico, la coalizione del centrodestra, cui la lega fa parte, nel suo programma elettorale, non si soffermava sul tema giochi. Il M5S ha sempre dichiarato la sua avversione rispetto al settore attraverso proclami anti-gioco annunciati dai vertici e facendo del tema uno dei cavalli di battaglia della propria campagna per le elezioni. Il candidato premier Luigi Di Maio, aveva promesso l'aumento delle tasse sul settore; Alessandro Di Battista, primo esponente 5 stelle, oltre alla maggiore tassazione, si dimostrava tentato anche da una possibile abolizione, ed il senatore uscente del Movimento, Giovanni Endrizzi, si batteva per “la cancellazione del regime concessorio”.
Il candidato del M5S al collegio uninominale del Senato Liguria 1, Matteo Mantero, aveva sottolineato come il comparto fosse completamente deregolamentato e che sarebbe stato necessario ridare o mantenere il potere degli enti locali sul settore, riducendo gradualmente l'offerta di gioco sul territorio nazionale. Tra gli obiettivi anche il divieto totale della pubblicità.
“Il Movimento 5 Stelle lascerebbe il controllo del territorio agli enti locali, sia sugli orari che sulle distanze delle sale giochi da luoghi sensibili, e poi, anche per limitare il contrasto tra i vari attori della filiera, proporrebbe di riequilibrare la pressione fiscale su tutti i giochi, fermo restando l'obiettivo della riduzione dell'offerta", ha dichiarato in una recente intervista.
La necessità di puntare ad una riconversione del settore
Il senatore Giovanni Endrizzi (M5S), in un post su Facebook, esprimeva la sua posizione nei confronti dei casinò online italiani AAMS penalizzati dalle multinazionali concessionarie che hanno sede in paradisi fiscali: “si stanno mangiando la filiera bassa, poi quando le inchieste scoprono l’infiltrazione mafiosa nell'azzardo legale, si chiamano fuori e si definiscono parte lesa. Le concessioni vanno eliminate perché mettono lo Stato in società con soggetti che perseguono il lucro anziché la tutela delle fasce deboli. Con i gestori e distributori indipendenti siamo disponibili ad un dialogo per individuare possibilità di riconversione del settore. Soluzioni serie, coerenti e sostenibili sul piano sociale". In attesa dei dati ufficiali del Viminale, nel quartier generale dei 5 Stelle vige il silenzio sulle potenziali alleanze di governo e sugli impegni in materia di gioco.
Le posizioni della Lega Nord: Disciplinare il settore ai fini di prevenire il fenomeno GAP
Salvini, in campagna elettorale, ha dedicato minima attenzione al gioco limitandosi a sviscerare dati e auspicando soluzioni come quella dei distanziometri ed ipotizzando la possibilità di attingere risorse economiche dal settore per usi diversi. Il leghista Giacomo Stucchi in una recente intervista, aveva sottolineato la necessità di disciplinare il comparto tenendo conto dei disastri sociali causati dal gioco patologico, raggiungibile in primis attraverso l’apertura di un tavolo di dialogo ai vari livelli, per arrivare ad una linea condivisa.
“Per il prossimo futuro occorre innanzi tutto scoraggiare comportamenti patologici, che veicolano ricchezza nelle casse dello Stato a danno della salute dei cittadini. È chiaro che essendo un settore che incassa cifre esorbitanti, non si può trascurare come gettito fiscale, che comunque deve avere un limite etico”.
Per il breve periodo crediamo che difficilmente assisteremo alla messa in atto degli interventi riferiti all’accordo siglato da Stato-Enti locali sui Giochi lo scorso 7 settembre, soprattutto senza il supporto dei governi regionali e locali del PD usciti sonoramente sconfitti dalla tornata elettorale.